Il sito archeologico Lucus Feroniae si trova in provincia di Roma, in Via Tiberina, a Fiano Romano, percorrendola sulla nostra sinistra, si intravedono delle colonne che catturano l’attenzione, pochi metri più avanti c’è l’entrata al Museo Lucus Feroniae, incuriositi, entriamo.
Lucus Feroniae ha una splendida posizione in cima a una collina, che domina la valle del Tevere e offre ai visitatori un bellissimo panorama. In epoca preromana, percorrendo la via sacra si giungeva al vasto territorio edificato per il culto della Dea Feronia, protettrice di tutto ciò che genera la terra, curatrice dei malati, del parto, della prolificità, della vita e della morte, Feronia, A Roma Feronia aveva un proprio luogo di culto, il “Tempio C” di Largo Argentina, identificato come edificio sacro dedicato alla dea. Il cd. aedes Feroniae è il più antico dei quattro templi presenti nell’area, databile tra il IV e il III sec. a.C.
La Dea però, ha origini mistiche e lontane, nasce dal Monte del Diavolo, il monte Soratte, dove tuttora vi è la sua sorgente miracolosa. Dea della giustizia. Il Lucus Feroniae, era un santuario di origine etrusca all’epoca molto fiorente costruito dai giovani di Veio, (Catone), meta di viaggiatori, centro turistico e industrializzato. Nel corso degli anni il territorio diventò sede di un importante mercato in cui le popolazioni vicine (Falisci, Etruschi, Sabini e Latini) si incontravano per transazioni commerciali o per celebrare la dea Feronia, i pellegrini giungevano al sito per chiedere grazie e protezione, per pregare, i commercianti per lavorare, lasciando doni all’epoca preziosi come oro, rame, argento e bronzo.
FERONIA INDISSOLUBILMENTE LEGATA AL CULTO DEGLI HIRPI SORANI
Il Sancta Sanctorum comprendeva tutto il territorio, il tempio in cui si celebrava la Dea era rivolto a Est – Ovest, dove inizialmente solo le sacerdotesse potevano sacrificare alla Dea ed entrare nella sua cella. il territorio aveva una scuola, un anfiteatro da 500 posti, delle terme, canali di irrigazione e distribuzione delle acque ancor oggi perfettamente funzionanti, botteghe, punti di ristoro per i pellegrini, “industrie” di artigianato, apportando incremento demografico e aiuto concreto mediante chanches di vivere una vita davvero migliore, superiore alle aspettative povere delle altre zone limitrofe.
Il sito ha da raccontare davvero molta storia, culti mitologie che si intrecciano e si ritrovano in tutto il territorio, curioso osservare come dei riti imputati al cristianesimo derivano da miti e leggende legate a culti di età pre Nel 211 d.C. Annibale rase al suolo e saccheggiò le inestimabili ricchezze del luogo, terminò il culto di Feroniae definitivamente con l’avvento della religione cristiana, solo 50 anni dopo.
Nel 59 a.C. Cesare investi sul luogo donandolo ai suoi soldati, fondando una piccola Roma ma attento a conservare quello che restava di un tempio straziato dagli eventi.
Gli ultimi scavi portarono alla luce nuovi reperti e informazioni ed una sontuosa villa romana. Secondo Dionigi di Alicarnasso la dea sarebbe stata portata in Italia da un gruppo di coloni spartani, sbarcati a Terracina, ma il suo culto non è attestato in nessuna località greca, né magnogreca, pertanto è da ritenere che egli volesse con questa affermazione aumentare l’importanza della sua terra d’origine.
Feronia è anche dea del fuoco e della fecondità sia del suolo, che degli animali, che dell’uomo. Tutto quello che dalla terra spunta e viene alla luce del sole, è posto sotto la sua protezione, in primis le acque sorgive. Quante emozioni sono vissute in questi luoghi sacri, quante energie che sprigiona.
È molto facile da raggiungere. Prendete il treno per Viterbo da Piazzale Flaminio e scendete a Saxa Rubra. È possibile utilizzare il biglietto ordinario 75 minuti o la vostra carta di viaggio.
Da Varrone sappiamo che il culto della dea venne introdotto nell’Urbe nel corso del III sec. a.C. a seguito della conquista romana della Sabina a opera di Manio Curio Dentato nel 290 a.C. Indicativo, infine, appare un episodio del 217 a.C., quando Annibale minaccia Roma alla vigilia della battaglia del Trasimeno: nell’occasione le matrone romane offrirono voti a Giunone, le libertae a Feronia.
La liberazione dallo stato di schiavitù nel tempio di Feronia, con l’imposizione del pileus sul capo rasato dello schiavo, che diveniva così liberto, è raffigurata nel sipario del Teatro Feronia di San Severino Marche, realizzato da Raffaele Fogliardi su disegno di Filippo Bigioli (XIX secolo). L’introduzione del rito dell’affrancamento, chiamato dai romani “manumissio”, è attribuita al re Servio
Tullio, che era nato da una schiava della moglie di Tarquinio Prisco, ma in realtà cominciò a essere celebrato in età repubblicana, intorno alla prima metà del III secolo a.C.
Aveva inoltre grandi proprietà guaritrici confermate anche dai numerosi ex-voto anatomici. La divinità, di origine locale, assume anche attributi greci e romani come Giunone Vergine, Diana e Persefone.Sembra che la Dea Feronia fosse in tempi antichissimi collegata in particolare alla simbologia del lupo, del resto bestia selvatica, di cui pare esistesse un culto al Soratte, l’Hirpi Sorani. Secondo gli studiosi si tratterebbe di sacerdoti che liberarono il paese dalla peste causata da un’invasione di lupi, forse sacerdoti di Apollo Sorano, Dio della peste, ma che in genere la mandava e non la toglieva, ma che doveva essere placato comunque. Probabile però una Dea lupa che avesse vesti di guaritrice.
In una delle grotte sul Monte Soratte, narra una leggenda, trovò rifugio papa Silvestro I con tutto il clero di Roma, in fuga dalle persecuzioni dell’ancora pagano Costantino. La testimonianza più antica di questa leggenda si trova nel secondo nucleo narrativo degli Actus Silvestri, dove si riporta la conversione di Costantino. L’imperatore si ammalò di lebbra e per guarire dalla malattia gli venne consigliato di fare un bagno nel sangue umano.
INDICAZIONI
Dalla stazione dei pullman acquistate il biglietto per Fiano Romano. Dalla Via Flaminia bus per la via Tiberina lungo la quale si trova una fermata dell’autobus proprio di fronte all’ingresso di Lucus Feroniae
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